castello, Castello Granafei (SECOLI/ XI)

Mesagne, SECOLI/ XI

ll castello di Mesagne venne innalzato come baluardo del centro abitato e del sistema viario. La fortificazione più antica potrebbe risalire al periodo bizantino, anche se testimonianze certe risalgono all’inizio dell’XI secolo. Secondo la narrazione del Chronicon breve Northmannicum, redatto da un anonimo pugliese all’inizio del XII secolo, Roberto d’Altavilla eresse nell’anno 1062 un castrum a difesa della città di Mejana, antica città messapica, posta sulla via Appia tra Oria e Brindisi. In seguito il castrum viene citato in un documento federiciano del 1220 nel quale l’imperatore, dopo le Costituzioni di Capua, ordinava la distruzione di alcuni castelli e preservava quello di Mesagne. In un altro documento dello stesso anno, Federico II confermò l’appartenenza di Mesagne all’ordine dei Cavalieri Teutonici, donata intorno al 1195 dal padre Enrico IV. Il castello viene ancora citato in un documento datato 1229 quando il sovrano riacquistò il castrum, cedendo in cambio ai Teutonici possedimenti in Terra Santa. Con la conquista angioina il castello venne concesso in feudo a Guglielmo di Mesagne, per poi passare a successivi feudatari fino a quando la città, assorbita al principato di Taranto, poi passata alla corona angioina, fu donata da Giovanna I al fedele Raimondo del Balzo Orsini. Divenuto proprietà della moglie Maria d’Enghien, l’edificio fu ristrutturato intorno al 1430 dal figlio Giovanni Antonio Orsini del Balzo. al quale si devono la costruzione della torre e le torrette di rinforzo. Tornato agli aragonesi nel 1591, la regina Giovanna III lo diede in signoria a Giovanni Castriota. Ulteriori modifiche furono apportate nella prima metà del Seicento ad opera di Giovanni Antonio Albricci, principe di Mesagne. In seguito ai danni subiti nel terremoto del 20 febbraio 1743, nel 1750 il marchese Barretta fece abbattere muri pericolanti e aprì le otto arcate, disposte su due lati nella zona al primo piano a settentrione e fece aprire sei finestre timpanate sui tre lati della torre. Intorno al 1860 divenne proprietà della famiglia Caracciolo di Castagneto, fino al 1906 quando fu acquistata dalla famiglia Granafei

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