Santuario della Madonna del Divino Amore

Roma, XVIII

Il Santuario della Madonna del Divino Amore è situato al km 12 della Ardeatina (Via del Santuario, 10). Il luogo sacro sorge in aperta campagna sul luogo dell’antico Castel di Leva, o Castel di Leo (Castrum Leonis), già distrutto nella prima età moderna, e l’oggetto di culto è un affresco, attribuibile al XIV secolo e forse della scuola del Cavallini, raffigurante la «Vergine in trono con in braccio Gesù Bambino, sovrastati entrambi dalla colomba simbolo dello Spirito Santo; di qui il titolo di Madonna del Divino Amore» (A. Campagna, La Madonna del Divino Amore: storia e spiritualità del santuario, Gorle, Velar, 2018, p.13). La forma di devozione più conosciuta e diffusa è il pellegrinaggio notturno, che ogni sabato, dalla settimana dopo Pasqua a fine ottobre, parte a mezzanotte, da Piazza di Porta Capena in Roma, e vede folle di pellegrini percorrere a piedi la strada fino al luogo sacro. Il Santuario Madonna del Divino Amore, è stato eretto canonicamente con il titolo di Santuario Diocesano il 29 giugno 2015 con decreto del Cardinale Agostino Vallini, Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma

  • OGGETTO santuario diocesano
  • LOCALIZZAZIONE Roma (RM) - Lazio , ITALIA
  • INDIRIZZO Via del Santuario, 10, Roma (RM)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La leggenda di fondazione, tramandata in diverse versioni, narra di un viandante, forse un pellegrino o un sacerdote missionario o, secondo la documentazione della prima visita apostolica del 1763 (Memoria per la chiesa del Divino Amore in ASVR, Atti della Segreteria del Vicariato, t. 72. ff. 166r-170r), un abate piemontese che fu assalito dai cani dei pastori. Sentendosi in pericolo, invocò la Madonna rivolgendosi all’immagine, i cani si allontanarono e fu salvo. L’epoca esatta dell’episodio non si conosce, tradizionalmente la vicenda è collocata intorno al 1740 o negli anni immediatamente precedenti, ma qualche documento retrodata il fatto alla fine del Seicento. È certo che esso suscitò un flusso di pellegrini tali da consigliare le autorità ecclesiastiche a portare l’immagine all’interno di una chiesa per evitare profanazioni e abusi. Per ordine del Cardinale Vicario Guadagni nel 1741 fu staccata dal muro la sacra effigie e trasferita nella chiesa rurale di Santa Maria ad Magos alla Falcognana (La chiesetta dedicata a Santa Maria ad Magos si trova ancora oggi nella località di Falcognana nelle vicinanze del santuario. Oggi è una Cappella dipendente dalla parrocchia di Santa Maria del Divino Amore), sede di vicecura dipendente dalla parrocchia e dal Capitolo di San Giovanni in Laterano. I deputati del conservatorio di Santa Caterina della Rosa ai Funari, proprietario della tenuta di Castel di Leva, però protestarono, osservando che era ″cosa tristissima che quando si scopre un’immagine et il logo dove si trova non è decente si fa trasportare alla chiesa parrocchiale e intentarono causa al Capitolo di San Giovanni, ottenendo di riportare l’immagine in loco, previa la costruzione di una chiesa. Con l’aiuto delle offerte dei pellegrini, tra il 1744 e il 1745 il Conservatorio fece erigere il luogo sacro, all’interno delle mura diroccate del castello, in cima al colle, prevedendo anche una cisterna, un’osteria e gli olmi a ornare il viale di accesso. Il 19 aprile 1745 l’immagine fu solennemente riportata a Castel di Leva con la partecipazione di numerosi fedeli accorsi da Roma e dai paesi vicini e il 31 maggio 1750 la chiesa fu consacrata dal cardinale Rezzonico, futuro Clemente XIII. A custodia della chiesa rimase un eremita che fu dal 1743 al 1753 Pasquale Fracassi, il quale sovraintendeva anche ai lavori e pagava gli operai per conto del conservatorio. Il 9 febbraio 1807 il cardinale protettore del conservatorio Lorenzo Litta fece un accordo con il Capitolo di San Giovanni per la cura pastorale del Santuario, che prevedeva la presenza di un vicecurato stabile, tranne che d’estate, trasferendo la sede della vicecura da Santa Maria ad Magos alla Falcognata alla chiesa del Divino Amore. Intanto i pellegrini aumentavano e si organizzavano anche associandosi in confraternite. Essi giungevano per lo più a piedi, molti facevano la strada a piedi scalzi, entravano in ginocchio in chiesa fino l’altare maggiore. Il centenario del miracolo nel 1840 fu l’occasione per dare più solennità alla festa di Pentecoste e per procedere a restauri degli edifici e della strada, ad addobbi e preparativi. Le celebrazioni durarono una settimana con la partecipazione di pellegrini e di personaggi illustri (G. Zamboni, Brevi notizie istoriche del Santuario di Maria Santissima del Divino Amore posto nel suburbano di Castel di Leva sulla via consolare nettunese, Roma, 1873, pp. 14-19). Nel 1867 il cardinale Protettore del conservatorio di Santa Caterina della Rosa, Fabio M. Asquini, volle dare un ordinamento più stabile alla cura pastorale, rinnovando l’accordo del 1807 e deliberando la divisione degli oneri e dei proventi tra il Capitolo e il Conservatorio. La documentazione informa anche sui pellegrinaggi principali e sul loro calendario. La stagione si apriva il lunedì di Pasqua con il pellegrinaggio proveniente da Frascati; la festa di Pentecoste, con inizio delle celebrazioni il sabato e conclusione il lunedì successivo, era riservata ai pellegrini provenienti da Roma, mentre il pellegrinaggio da Marino si svolgeva la domenica della Trinità (dal 1906 fu invece spostato alla domenica dopo Pasqua). Il 13 maggio 1883 avvenne l’incoronazione della Madonna per mano del cardinale Lorenzo Nina. La visita apostolica del 1904 non evidenziò particolari abusi, si constatò che la chiesa aveva un rettore fisso, regolari funzioni liturgiche, e sembrava essere ben tenuta, anche se bisognosa di restauri urgenti (Lupi Maria, Madonna del Divino Amore, in "Santuari d'Italia Roma"; a cura di Sofia Boesch Gajano, Tommaso Caliò, Francesco Scorza Barcellona, Lucrezia Spera, Roma, De Luca Editori, 2012, pp. 281-284; Risposte al questionario della visita apostolica, in ASVR, Atti della Segreteria, nuova serie, b.226). Dopo la bonifica dell’agro e dopo il concordato che permise il passaggio della proprietà del terreno, della chiesa e degli edifici annessi dalla Congregazione di Carità al Vicariato di Roma (18 marzo 1932). Il 29 dicembre 1930 fu nominato rettore don Umberto Terenzi del Santuario della Madonna del Divino Amore in Roma, dove consacrò tutta la sua esistenza terrena al servizio della sua Dolcissima Madre e delle sue Opere, fino al ritorno alla Casa del Padre, avvenuto nel cuore della notte del 3 gennaio 1974. Il 10 luglio 1930 don Umberto aveva fatto il primo sopralluogo al Santuario, con don Pirro Scavizzi, allora parroco di Sant’Eustachio. Così si espresse in quella occasione: ″Il Santuario ed adiacenze presentano un aspetto veramente indecente. Tanto che sull’altare della Madonna, dove si conserva anche il SS.mo Sacramento, per tenere i fiori si adoperano i barattoli della conserva. Notai ancora che fino ad oggi nessuno si è curato di riparare le aperture fatte dai ladri sacrileghi per entrare in Chiesa nel furto che fecero nel maggio scorso. Indecentissimi gli arredi sacri, tanto da non trovare neppure un purificatoio pulito a disposizione″. Questo triste scenario era stato come una pugnalata al cuore di don Umberto desideroso di dedicarsi al servizio della Madonna, tanto che nel pellegrinaggio a Lourdes, il 31 agosto 1930 aveva scritto: ″Ho pregato tanto per il tuo Santuario del Divino Amore ed ora depongo sul tuo cuore ogni affanno e pensiero per l’avvenire di questa idea. Accetto fin d’adesso la tua volontà. Lascio ai tuoi piedi una tua immagine del Divino Amore. Don Pirro vi ha scritto che supplica per me e per il Santuario. lo aggiungo: don Umberto Terenzi ti offre, o Vergine Immacolata, cuore, forze, vita, danari, tutto pel tuo Santuario del Divino Amore, se verrà come questo" (Diario, 31.08.1930). Don Umberto ripristina il celebre pellegrinaggio notturno a piedi. Pubblica il bollettino “La Madonna del Divino Amore", il giornale “Parrocchia", la rivista di cultura Mariana “La Madonna", ed avvia il "Collegamento Mariano Nazionale" tra i vari Santuari d’Italia. Riesce ad avere l’acqua potabile per l’agro romano, il servizio postale, la stazione dei carabinieri, la stazione ferroviaria "Divino Amore" sulla linea Roma-Napoli. Il Santuario diventa il centro propulsore di tutte le iniziative per “conoscere e far conoscere, amare e far amare la Madonna, costi quello che costi”, come amava ripetere spesso. Apre una scuola materna, accoglie delle orfanelle, distribuisce il pane della Provvidenza a tutto l’agro romano, controlla la regolamentazione del pellegrinaggio notturno, usanza nata agli inizi del Novecento. I pellegrini partivano dalla chiesetta del "Quo Vadis" sulla Via Appia Antica per arrivare all’alba al luogo sacro. Don Terenzi nel 1934 spostò la partenza a San Paolo, più raggiungibile con i mezzi pubblici, e propose anche un pellegrinaggio notturno la vigilia dell’Immacolata il sette dicembre. In quegli anni le vicende del Santuario giunsero anche ad intrecciarsi con alcune del regime fascista. All’intercessione della Madonna del Divino Amore fu infatti attribuita la salvezza dell’equipaggio del dirigibile Italia precipitato tra i ghiacci dell’Artico nel 1928 (N. Tommasini, Il Divino Amore: storia, tradizione, pietà popolare, Roma, Divino Amore, 1988, pp. 177-78) e la protezione dei soldati italiani in guerra, soprattutto durante la campagna d’Etiopia del 1936, quando al Santuario arrivarono 3000 fotografie di soldati partiti per il fronte, che precisò don Umberto, tornarono tutti a casa, e ancor più durante il conflitto mondiale. Gli eventi della seconda guerra mondiale coinvolgono anche la Madonna del Divino Amore. Dopo che, all’indomani dell’8 settembre 1943, la zona del Santuario era stata bombardata, l’icona della Madonna fu portata a Roma il 24 gennaio 1944. Accolta trionfalmente in città dal popolo, l'immagine viene dapprima portata nella chiesetta della Madonna del Divino Amore, che si trova nei pressi di piazza Fontanella Borghese, ma in maggio, dato l’enorme afflusso dei fedeli, fu trasferita in San Lorenzo in Lucina. Il 12 marzo 1944, il Vescovo di Roma, unico faro in tanto buio, parlò a migliaia di sfollati convenuti a piazza San Pietro e proclamò Roma “città aperta”. Pochi giorni dopo, i nazisti procedevano all’efferato eccidio delle Fosse Ardeatine. Invano padre Pfeiffer, inviato personale del Pontefice, aveva supplicato il generale Kesserling di mostrare pietà. Oltre trecento romani, innocenti, furono trucidati. Per invocare la protezione su Roma e per riparazione, Pio XII ordinò che le due più venerate immagini mariane della città, la Salus Populi Romani conservata nella basilica di Santa Maria Maggiore e la Madonna del Divino Amore, conservata nel Santuario di Castel di Leva fossero portate in processione ed esposte alla venerazione di tutti i fedeli. Papa Pio XII, vista l’imminenza della battaglia per la conquista di Roma tra i nazisti e gli Alleati, invita solennemente i romani a pregare per la salvezza della città durante l’ottavario della Pentecoste e la novena della Madonna del Divino Amore, iniziate quell’anno il 28 maggio 1944. L'affluenza a San Lorenzo in Lucina in quei giorni aumenta così tanto che si è costretti a trasferire l’immagine della Madonna nella più ampia chiesa di Sant’Ignazio di Loyola a Campo Marzio. Il 4 giugno, lo stesso giorno in cui termina l’ottavario, si decise la sorte di Roma. Alle ore 18.00, nella chiesa gremitissima di Sant’Ignazio, viene letto il testo del voto dei romani alla Madonna del Divino Amore affinché la città venga risparmiata dalla distruzione della guerra. I fedeli promettono di correggere la propria condotta morale, di erigere un nuovo Santuario e di realizzare un’opera di carità a Castel di Leva. Il voto viene espresso in gran fretta, per via del coprifuoco che sarebbe scattato alle ore 19.00. A leggere il voto, in luogo del Papa è il camerlengo dei parroci, padre Gremigni. Quella stessa sera i tedeschi lasciarono la città di Roma e le truppe alleate fecero il loro ingresso trionfale in città. Domenica 11 giugno papa Pio XII si recò nella chiesa di Sant’Ignazio e celebrare una messa di ringraziamento alla Madonna del Divino Amore cui viene dato il titolo di «Salvatrice dell’Urbe». Durante l’omelia il pontefice disse: ″Questa è la prima e la più grande grazia che la cittadinanza romana, e le popolazioni ricoveratesi nell’Urbe, debbono chiedere alla loro Madre celeste. E poiché Cristo disse: «Cercate in primo luogo il regno di Dio e la sua giustizia, e tutto il resto vi sarà dato per giunta» (Matt. 6,33), non è dubbio che su questo presupposto la benigna Ausiliatrice dei cristiani, «Salvezza del popolo romano», Consolatrice di tutte le genti martoriate dalla guerra, vorrà continuare la misericordiosa sua protezione, della quale, prostrandoci ai suoi piedi" (Discorso di Sua Santità Pio XII ai fedeli, in pellegrinaggio alla Madonna del Divino Amore, Chiesa di Sant’Ignazio - Domenica 11 giugno 1944 in Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, VI, Quinto anno di Pontificato, Tipografia Poliglotta Vaticana, 2 marzo 1944 - 1 marzo 1945, pp. 37-40). Domenica 13 novembre 1949 dal Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo Sua Santità Pio XII recitò questa preghiera alla Venerata Immagine della Madonna del Divino Amore: Non tanto ad acclamare, diletti figli e figlie, quanto a pregare, sì, a pregare, vi trovate qui raccolti in un così intenso fervore di fede, che è già da sè solo insigne grazia impetratavi in quest’ora da Colei che è dispensiera di grazie. A pregare ci troviamo qui uniti. E la nostra comune preghiera giunga al cuore della cara Madonna del Divino Amore, così ardente da commuoverla sui nostri mali e da ottenerci con la sua potentissima intercessione grazie di salvezza e di pace. Tu sai, o Maria, i bisogni di questo popolo e di tutta la Chiesa. Gli errori delle menti: Tu li dissipi, maestra di verità, Sede della Sapienza. Gli errori del cuore: Tu li plachi, correggendo i costumi, ispirando l’aborrimento del vizio e della colpa, l’amore della virtù, la passione del bene. Perché la comunità sia felice, ottieni ad ognuno il santo timor di Dio, la fede viva nelle opere, la speranza dei beni che non passano, la carità che si eterna con Dio. Ottieni alle famiglie la fedeltà, la concordia, la pace; infondi o conferma nei reggitori della cosa pubblica la piena consapevolezza della loro responsabilità, dei loro stretti obblighi nei riguardi della religione, della morale, del bene temporale di tutti. E come sulle anime, così, o Maria, si spanda la tua misericordia su tutti i mali che affliggono questo popolo e la intera famiglia cristiana. Pietà ti prenda dei poveri, dei carcerati, dei perseguitati per la giustizia, degli sventurati di ogni nome. Salve, o Maria! Madre degli esuli erranti quaggiù; loro vita, loro dolcezza, loro speranza. Madre del divino Amore, conserva nei tuoi figli il fuoco di questo amore divino; ravvivalo nei cuori fervorosi, rianimalo nei cuori tiepidi, riaccendilo nei cuori degl'indifferenti che lo hanno lasciato spegnere; rigenera alla vita di questo amore le povere anime che l'hanno perduta per il peccato. E su tutti, quanti qui ti supplicano, scenda, Madonna del Divino Amore, larga, consolatrice, la tua materna benedizione (Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XI, Undicesimo anno di Pontificato, Tipografia Poliglotta Vaticana, 2 marzo 1949 - 1 marzo 1950, p. 277). Testimonianza tuttora ben viva di quella stagione di fervore devozionale verso la Madonna del Divino Amore sono le moltissime copie dell’immagine che costellano i muri della città, in centro come in periferia, circondate spesso da ex voto e da piccole lapidi con la scritta P.G.R. (per grazia ricevuta). La devozione al Santuario della Madonna del Divino Amore si diffuse non solo in Italia, ma l’immagine cominciò ad essere venerata anche all’estero, e al titolo di Madonna del Divino Amore vennero dedicate parrocchie e chiese. L’afflusso dei pellegrini ne faceva anzi uno dei Santuari più frequentati d’Italia. L’afflusso dei fedeli-pellegrini fu incentivato dal rilancio del culto mariano voluto da Giovanni Paolo II, il quale, già dalla sua prima visita il 1 maggio 1979, definì il suggestivo Santuario ″cuore della devozione mariana della diocesi di Roma e dintorni, vigila maternamente su tutti i fedeli, che si affidano alla sua protezione e alla sua custodia nel loro pellegrinaggio quaggiù in terra" (Visita al Santuario Mariano del Divino Amore, Omelia di Giovanni Paolo II, Martedì 1 maggio 1979). Qui il Papa Polacco volle anche aprire l’Anno Mariano 1987-1988. Della ormai consolidata fama di principale Santuario di Roma è testimonianza il fatto che nel Secondo Sinodo Diocesano (1992-1993) [Libro del Sinodo della diocesi di Roma 1993, pp. 168-172] fu la Madonna del Divino Amore a rappresentare la devozione mariana della diocesi e che nel documento finale dello stesso, essa compare come unico Santuario accanto alle Basiliche Papali e nella Lettera di Giovanni Paolo II in occasione della promulgazione del «Libro del Sinodo», 24 giugno Solennità di San Giovanni Battista 1993, il Sommo Pontefice conclude: ″Maria Santissima, nostra Madre e nostra Fiducia, Salvezza del Popolo Romano e Madonna del Divino Amore, gli Apostoli Pietro e Paolo, colonne della Chiesa di Roma, e tutti i Santi e le Sante che attraverso i secoli ne hanno reso fecondo il cammino ci sostengano sempre con il loro esempio e la loro intercessione″. Nel Giubileo del 2000 nel Santuario del Divino Amore si poteva lucrare l’indulgenza giubilare. Esso divenne così anche meta di giubilei di categorie particolari, tra le quali gli zingari, accolti il 2 aprile 2000, in un luogo di culto predisposto per loro, una chiesa al cielo aperto dedicata dal 2004 al primo beato gitano, Ceferino Giménez Malla (1861-1936), beatificato da Giovanni Paolo II il 4 maggio 1997. Essa è pensata come un cerchio (accampamento) con una ruota al centro, per mettere in evidenza la simbologia del nomadismo. Lunedì 1 maggio 2006 Papa Benedetto XVI visitò il Santuario del Divino Amore e al termine della recita del Santo Rosario è disse: ″Una gioia particolare nasce dal pensiero di rinnovare così l'esperienza del mio amato Predecessore Giovanni Paolo II, che, esattamente 27 anni or sono, primo giorno del mese di maggio 1979, compì la sua prima visita da Pontefice a questo Santuario. Con il mese di maggio aumenta il numero di coloro che, dalle parrocchie di Roma ma anche da tante altre contrade, vengono qui pellegrini, per pregare e anche per godere della bellezza e della serenità riposante di questi luoghi. Da qui, da questo Santuario del Divino Amore, attendiamo dunque un forte aiuto e sostegno spirituale per la Diocesi di Roma, per me suo Vescovo e per gli altri Vescovi miei collaboratori, per i sacerdoti, per le famiglie, per le vocazioni, per i poveri, i sofferenti, gli ammalati, per i bambini e per gli anziani, per tutta l'amata nazione italiana. Attendiamo specialmente l'energia interiore per adempiere il voto fatto dai romani il 4 giugno 1944, quando chiesero solennemente alla Madonna del Divino Amore che questa Città fosse preservata dagli orrori della guerra e furono esauditi: il voto e la promessa cioè di correggere e migliorare la propria condotta morale, per renderla più conforme a quella del Signore Gesù″. Il Santuario del Divino Amore è anche una meta della devozione giovanile. Nel 2010 fu celebrata la beatificazione di Chiara Badano (1971-1990), morta a 18 anni. Il 1 maggio 2018, memoria di San Giuseppe Lavoratore, il Santo Padre Francesco si è recato in pellegrinaggio al Santuario della Madonna del Divino Amore per l’inizio del Mese Mariano. Nel Santuario antico, davanti all’immagine della Madonna del Miracolo, il Papa ha recitato il Rosario, pregando in particolare per la pace in Siria e nel mondo intero. Nei giorni di emergenza sanitaria (11 marzo 2020 - Giornata di preghiera e di digiuno) Papa Francesco ha affidato la Città, l’Italia e il mondo alla protezione della Madonna del Divino Amore, come segno di salvezza e di speranza
  • TIPOLOGIA SCHEDA Modulo informativo
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 12-ICCD_MODI_4937021404171
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
  • ENTE SCHEDATORE Pontificia Facoltà Teologica "Marianum"
  • DOCUMENTAZIONE ALLEGATA memoria (1)
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    memoria (4)
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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