San Magno

Castelmagno, XV

Nella parte superiore della Valle Grana, su un poggio a 1.760 m, al centro della spettacolare conca alpina di verdi praterie che salgono fino a lambire le vette del Tibert (2647 m), del Parvo e delle altre cime è posto il Santuario dedicato a San Magno. Il luogo sacro è considerato come Santuario Diocesano ai sensi dell’art. 28 del Decreto generale del Vescovo diocesano Piero Delbosco dell’8 settembre 2023. La festa principale viene celebrata il 19 agosto. Tradizionalmente i pellegrini compivano nove giri attorno al Santuario, con preghiere e canti, che formavano il rito della novena. La processione della festa si estendeva fino al pilone, tutt’ora presente, lungo la strada antica che da Chiappi saliva al luogo di culto. Nel 1900 venne realizzato un percorso pianeggiante, ponendo una grande croce come meta. Elemento di folclore è la partecipazione alla processione della Baja. I dodici membri duravano in carica tre anni, con cambio scaglionato di quattro per anno; nell’ultimo anno gli anziani erano gli Abà ed eleggevano un primo Abà che apriva la processione, preceduto dal portabandiera, o gonfaloniere. Un tempo queste due cariche erano occupate alternativamente da due uomini rappresentativi delle due parrocchie. Il gruppo, ora in funzione, porta un cappello con pennacchio piumato, con diritto di tenerlo anche nel Santuario, una vistosa coccarda e dispone di bandiera ed alabarde, ornate di nastri. Nel 1991 vennero ricavati sotto il piazzale i locali per il ristoro dei pellegrini

  • OGGETTO santuario diocesano
  • LOCALIZZAZIONE Castelmagno (CN) - Piemonte , ITALIA
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La prima notizia della chiesa di San Magno a Castelmagno risale al 1408, una piccola chiesetta dell’unica parrocchia di Sant’Ambrogio in Castelmagno. L’edificio sacro medievale venne rinnovato con la costruzione di una chiesetta gotica. La scritta in latino, posta nel 1480 circa, ricorda che “questa cappella è stata fatta edificare e decorare da don Enrico Allemandi, rettore della presente chiesa e delle altre chiese di Castelmagno”. Il nome d questo benefattore è rimasto collegato alla parte più antica del Santuario, indicata come cappella Alamandi (anche detta Allemandi). Gli affreschi sono attribuiti a Pietro da Saluzzo tra il 1475-1480. Il messaggio della cappella è indicato dalla scritta in mano a Dio che annuncia il perdono. Questa era lo scopo principale dei pellegrinaggi. All’inizio del 1500, davanti alla cappella gotica si costruii una navata a volta, affrescata da Giovanni Botoneri, nel 1514, seguendo nuovi modelli come aveva fatto due anni prima Michelangelo nella cappella Sistina. Il ciclo principale illustra la passione e risurrezione di Gesù in 14 riquadri, culminanti nella scena di Gesù che muore in croce sul Calvario. Grande rilievo hanno i santi: sette di essi sono dipinti in un’unica sequenza, disposti attorno a San Magno, come i prodi del castello della Manta. Dopo la crisi dei pellegrinaggi europei, dal 1500 aumentarono i pellegrini dalle valli vicine e dalla pianura, per invocare San Magno, protettore del loro bestiame. Per accogliere l’afflusso crescente, già a fine del 1500 si costruirono dei portici a lato dell’antica chiesa, e due altari per celebrare nel giorno di San Magno, il 19 agosto. Nella visita del 1643 si afferma che i portici erano ricoperti in parte da volta con dipinti; vi era un altare di San Magno, con un bel quadro, ed un secondo altare, dedicato a Santa Maria Maddalena. Anche la statua di San Magno venne realizzata nel corso del secolo XVII. Nel 1703 il vescovo di Saluzzo, mons. Giuseppe Morozzo, inviò l’architetto luganese Giuseppe Galletto, a tracciare il disegno della nuova chiesa, la cui costruzione iniziò l’anno successivo e si concluse nel 1716. Fu collegata alla parte antica, demolendo gli ampliamenti secenteschi. La novità artistica è nei due quadri laterali di San Rocco e dell’Immacolata, con le tele del pittore Paolo Amedeo Botta, del 1726, e le ancone in finte architetture del Priore Isasca di Saluzzo, del 1738. Notevole è l’altare maggiore in marmo, opera di Giuseppe Antonio Scala e Francesco Raimondo Petrini nel 1775-76. Passato il pericolo di incameramento del luogo di culto, si ripresero i lavori anche dei locali sopra i portici per accogliere i pellegrini; queste opere furono completate sui tre lati entro il 1886. In concomitanza con questi ampliamenti, il vescovo Andrea Formica nel 1873 consacrò solennemente il Santuario, che nel settecento era stata solo benedetto
  • TIPOLOGIA SCHEDA Modulo informativo
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 01-ICCD_MODI_5196638006071
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
  • ENTE SCHEDATORE Pontificia Facoltà Teologica "Marianum"
  • DOCUMENTAZIONE ALLEGATA documentazione fotografica integrativa (1)
    documentazione fotografica integrativa (2)
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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