deinos

Canosa di Puglia, 340 a.C - 320 a.C

Il dinos presenta labbro espanso, basso collo cilindrico, breve spalla arrotondata, corpo globoso depresso e piede a cercine

  • OGGETTO deinos
  • MATERIA E TECNICA Reperti archeologici/ argilla/ pittura
  • MISURE Diametro: 24.5 cm
  • CLASSIFICAZIONE strumenti, utensili, oggetti d'uso
  • LOCALIZZAZIONE Canosa di Puglia (BT) - Puglia , ITALIA
  • INDIRIZZO Via John Fitzgerald Kennedy, 18, Canosa di Puglia (BT)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L’antica città di Canosa fu abitata dall’età del Bronzo ai giorni nostri. Situata in posizione strategica sul margine nord-occidentale dell’altopiano delle Murge, da cui domina la valle dell’Ofanto e la pianura del Tavoliere delle Puglie, già in epoca preromana (VII-II secolo a.C.) era un importante insediamento daunio. In età romana, in particolare tra la tarda repubblica e l’età imperiale (I secolo a.C.-III secolo d.C.), Canusium divenne un ricco e fiorente centro urbano, fino ad assurgere al ruolo di capoluogo della provincia di Apulia et Calabria in età tardoantica (IV-VI secolo d.C.). Dell’insediamento daunio, caratterizzato da nuclei sparsi intorno a un’acropoli (parte più alta dell’insediamento) centrale, restano soprattutto le manifestazioni edilizie funerarie degli ipogei, espressione del potere delle aristocrazie locali. Gli ipogei si svilupparono nelle aree periferiche dell’abitato, sebbene non manchino attestazione anche nelle aree centrali dell’insediamento urbano di Canosa. L’Ipogeo Varrese, ubicato nell’attuale periferia sud occidentale della città in località Costantinopoli, era già noto dalla letteratura e del quale si perse ogni traccia, tanto da farlo ritenere distrutto. Nel 1971 il complesso funerario fu nuovamente rintracciato. La struttura funeraria, interamente scavata nel banco tufaceo fino ad una profondità di circa 5 metri, era dotata di un dromos (corridoio) che conduceva ad una grande camera sul fondo (I), a una più piccola a ovest (II) e a un gruppo di tre a est (III, IV, V). Le celle I e II presentavano copertura a botte, la IV era a sezione ogivale e la V a sezione semiellittica; la camera III si distingueva per la copertura orizzontale con finte travature scolpite nel tufo, al di sotto delle quali correvano, tutt’intorno alle pareti, due listelli sovrapposti rilevati. Il medesimo prospetto monumentale, costituito da due pilastri, con addossati due semicolonne ioniche, sormontati da un frontone scolpito nel tufo con timpano dipinto in rosso e dotato di tre acroteri, caratterizzava le celle III e IV, suggerendo una progettazione e realizzazione unitaria delle due camere. Gli accessi delle altre camere non presentavano nessuna particolarità architettonica, ma erano semplicemente chiusi da lastroni affiancati. Il corredo, recuperato indistintamente e furtivamente nelle celle dell’ipogeo, era anch’esso già noto in letteratura in quanto fu nel 1912 diviso tra i Musei di Bari (gruppo Mazza, camere III-V) e di Taranto (gruppo Varrese, camera I). Non si dispone, invece, di nessuna notizia circa le deposizioni
  • TIPOLOGIA SCHEDA Scheda anagrafica
  • SPECIFICHE DI REPERIMENTO L’Ipogeo Varrese era una struttura funeraria, interamente scavata nel banco tufaceo, dotata di un dromos (corridoio) che conduceva ad una grande camera sul fondo (I), a una più piccola a ovest (II) e a un gruppo di tre a est (III, IV, V). Il nucleo originario dell’ipogeo, costituito dal dromos e dalla cella di fondo (I), fu realizzato poco prima della metà del IV secolo a.C.; successivamente al 330-320 a.C. la struttura venne ampliata sul lato destro del dromos con la realizzazione in un primo momento delle due celle in asse (III e IV) e successivamente della cella V
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1600389215
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Segretariato Regionale del Ministero della Cultura per la Puglia
  • ENTE SCHEDATORE Segretariato Regionale del Ministero della Cultura per la Puglia
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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