luogo di attività  produttiva miniera

Vieste, PERIODIZZAZIONI/ Preistoria/ Neolitico

La miniera si struttura su due livelli sovrapposti, scavati in due distinte bancate tra loro collegate tramite un pozzo verticale. Il piano superiore, meno antico di quello inferiore, indagato solo per poche decine di metri, è stato esplorato per una superficie complessiva di 2750 mq, ed è costituito da un’ampia cavità dalla forma irregolare, dall’andamento est-ovest quasi parallelo al pendio della collina, e dall’altezza media di circa 0,50 m. La presenza di pilastri, fungenti da sostegno per il soffitto e costituiti da banchi di roccia risparmiati nelle operazioni di escavazione e dall’accumulo dei detriti conseguenti, determinano la pertinenza della struttura al tipo cosiddetto “a camere e pilastri”. Numerosissimi corridoi, dalla lunghezza variabile, sono ricavati all’interno dei detriti e forniscono l’accesso alle zone di escavazione. Talvolta i corridoi sono fiancheggiati da muretti a secco, da una parte utili a contenere i detriti, dall’altra fungenti da rinforzo per il soffitto stesso. I noduli di selce rinvenuti all’interno della miniera sono di grandi e grandissime dimensioni (sino a superare i 2 m di lunghezza) e dovevano essere estratti con due metodi differenti che avrebbero determinato due diverse forme del soffitto in conseguenza delle operazioni di sbancamento. Il primo metodo, maggiormente adoperato, prevedeva lo scavo del calcare al di sopra del nodulo e la formazione del cosiddetto “gradino di estrazione”, che veniva poi eliminato eseguendo lo scavo completo del banco ed ottenendo un soffitto piatto. Il secondo metodo, utilizzato solo nella parte iniziale della miniera, prevedeva, al contrario, lo scavo del calcare al di sotto del nodulo fino a liberarlo parzialmente o totalmente con conseguente caduta sul pavimento, lasciando sul soffitto le impronte dei noduli liberati. In un ambiente della miniera, ubicato in prossimità del pendio esterno, è stata individuata un’area di scheggiatura della selce, segnalata da un accumulo di materiali in pietra lavorati, forse adoperati per riparare i manici in legno dei picconi o i contenitori usati per il trasporto dei detriti all’esterno della miniera come suggerisce lo studio delle tracce d’uso. All’interno della miniera sono state messe in luce, lungo i corridoi, differenti categorie di materiali, come utensili in selce, lucerne, ossidiana, resti di fauna, strumenti in osso, ceramiche sottoforma sia di frammenti sia di vasi interi e graffiti sulle pareti e sul soffitto. Sulla base delle datazioni radiometriche ottenute sui carboni prelevati dai detriti e della tipologia degli elementi ceramici rinvenuti, si ipotizza che la miniera fosse stata interessata da tre fasi di attività. La prima fase rimanda al Neolitico antico (6010-5720 a.C.), la seconda è inquadrabile tra la prima e la seconda metà del VI millennio a.C. (inizi del Neolitico medio), infine, alla terza fase si ascrivono due momenti di frequentazione non continuativa che interessarono la miniera dopo il 5300 a.C.: uno di essi è inquadrabile nella prima metà del V millennio a.C

  • OGGETTO luogo di attività  produttiva miniera
  • MISURE Area: 2750 m2
  • CLASSIFICAZIONE [Siti archeologici]
  • LOCALIZZAZIONE Vieste (FG) - Puglia , ITALIA
  • INDIRIZZO S.P. 52 Peschici-Vieste, Vieste (FG)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Scoperta nel 1981, durante lavori di sbancamento del pendio collinare, è stata oggetto di ricerche archeologiche proseguite nel corso del tempo e che hanno permesso di esplorare e studiare solo una parte del piano superiore della miniera
  • TIPOLOGIA SCHEDA Scheda anagrafica
  • CONDIZIONE GIURIDICA nr (recupero pregresso)
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1600388966
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Segretariato Regionale del Ministero della Cultura per la Puglia
  • ENTE SCHEDATORE Segretariato Regionale del Ministero della Cultura per la Puglia
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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