necropoli

Trinitapoli, PERIODIZZAZIONI/ Protostoria/ Eta' del Bronzo

Gli scavi condotti dall’allora Soprintendenza archeologica della Puglia a partire dagli anni ’80 del ’900 hanno permesso di indagare un’ampia superficie contraddistinta dalla presenza di numerose strutture ipogeiche spesso riutilizzate a scopo funerario. Le strutture sotterranee si distinguono in due principali tipologie architettoniche: ipogei minori, muniti di un unico ambiente dalla pianta circolare cui si accede dall’alto mediante un varco circolare, al centro della volta a botte, e ipogei monumentali, ben più articolati. Quest’ultimi si distinguono per la presenza di un corridoio a cielo aperto (dromos), di un lungo corridoio sotterraneo piuttosto angusto (stomion) e di una grande camera, destinata allo svolgimento stagionale di probabili rituali connessi alla fertilità e al ciclo della vita e della morte. Le informazioni sinora raccolte permettono di confermare che quattro degli ipogei monumentali indagati in località Madonna di Loreto (Ipogeo dei Fermatrecce, Ipogeo dei Bronzi, Ipogeo degli Avori e Ipogeo Minervino) sono stati interessati, dopo la fase cultuale, da una destinazione funeraria in un momento avanzato dell’Appenninico (XV secolo a.C. circa), allo stesso modo di un ipogeo minore (Ipogeo del Gigante), la cui fase funeraria si colloca, tuttavia, in un momento iniziale del Subappenninico (intorno al XIII secolo a.C.). Per almeno 250 anni, queste strutture furono adoperate per ospitare vere e proprie tombe collettive, accogliendo sino a svariate centinaia di defunti, solitamente deposti rannicchiati in posizione fetale su un fianco, con le mani raccolte vicino al capo. È possibile che tali individui appartenessero alla stessa élite dell’epoca, un dato che potrebbe spiegare la realizzazione di strutture funerarie di questo tipo. I defunti, inoltre, erano accompagnati da ricchi corredi, che consistevano in elementi ceramici, ornamenti in ambra, pasta vitrea, faience (ceramica smaltata), manufatti in avorio e soprattutto oggetti in bronzo, tra i quali spiccano numerose armi adoperate per connotare lo status di guerriero degli individui che ne erano provvisti. Nel Parco archeologico degli Ipogei, rilevanti in tal senso sono i rinvenimenti eseguiti all’interno dell’Ipogeo dei Bronzi e dell’Ipogeo degli Avori. Il primo dei due, scoperto nel 1987, doveva essere stato adoperato come tomba già a partire da un momento tardo del Protoappenninico (XVI secolo a.C.) fino all’Appenninico (XV-XIV secolo a.C.). Il grande ipogeo divenne allora una “colossale tomba”, in cui furono riconosciuti i resti di almeno duecento individui. Al suo interno i seppellimenti, tuttavia, erano pianificati consapevolmente, andando ad occupare progressivamente la struttura e sfruttando sapientemente gli spazi. La pianificazione degli spazi disponibili è ugualmente documentata nell’Ipogeo degli Avori, non molto distante dall’Ipogeo dei Bronzi, dove le sepolture erano collocate all’interno di tutta la struttura in modo continuo seppur diversificato. A nord dell’Ipogeo degli Avori si colloca, invece, l’Ipogeo dei Fermatrecce, forse il più antico, nell’ambito dell’età del Bronzo, sinora rinvenuto nell’area. Si tratta di una struttura di grandi dimensioni e a pianta complessa, essendo contraddistinto da due dromoi, di cui uno con funzione cultuale, più antico, l’altro con funzione funeraria. Tra i due solo il primo passaggio si apre nella grande sala ipogeica, invece il secondo confluisce nel tratto finale del più antico corridoio sotterraneo, dalla destinazione cultuale. I livelli funerari si presentano ricchi di elementi che, come frammenti di carbone, ceramica intenzionalmente frammentata e ossa animali, testimoniano la pratica di riti direttamente collegati alle sepolture, che erano deposte su più livelli nel corridoio ipogeico, su un unico piano nella sala sul fondo. Gli elementi di corredo comprendono raro vasellame, armi in bronzo e oggetti di ornamento personale, tra cui numerosi fermatrecce, da cui è derivato il nome dell’ipogeo. Anche nell’Ipogeo Minervino, ubicato direttamente all’esterno del Parco archeologico degli Ipogei e di recente scoperta, ben tre livelli sepolcrali sono stati individuati nel corridoio di passaggio (stomion)

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