Necropoli di Neapolis (necropoli, area ad uso funerario)
Lo scavo ha messo in luce, oltre a strutture di vario tipo, un centinaio di sepolture. Il sito seguiva la morfologia del terreno sottostante, caratterizzata da una depressione, una piccola valle successivamente regolarizzata con opere di terrazzamento. Negli strati più antichi si sono trovate tombe a cassa di tufo giallo napoletano, generalmente formate da lastre ma con qualche blocco scavato all'interno come un sarcofago. Gli inumati risultano accompagnati da corredi che comprendono vasellame decorato a figure rosse, oggetti metallici e talvolta anche altri materiali, come contenitori in alabastro, esempi di coroplastica o, piuttosto raramente, monete in bronzo o in argento. Alcuni oggetti potrebbero essere stati appesi alle pareti interne per mezzo di chiodi infissi; in un caso un'incrostazione calcarea ha conservato anche l'impronta di un tessuto, forse il sacchetto contenente componenti del corredo sospesi. Nelle casse più profonde sono rimaste tracce di probabili letti funebri, come dimostrano gli allineamenti di chiodi in ferro, associati a frammenti di legno in precario stato di conservazione, e talvolta di piccole borchie di bronzo. Si è constatato il riutilizzo di molte tombe, poco tempo dopo la prima deposizione. La cosa ha comportato, a volte, la creazione di una ulteriore sepoltura appena fuori la cassa, altre, il suo spostamento all'interno, oppure, ancora, una sovrapposizione diretta del nuovo del defunto a quelli precedenti, sino a un massimo di sette individui; dopo tali operazioni le deposizioni venivano poi richiuse con cura. Un pilastro, posizionato davanti ad un terrazzamento naturale, con tracce di intonaco e una fascia orizzontale dipinta inferiormente di rosso, appartiene probabilmente a questa fase più antica, come anche una doppia deposizione di ossa cremate in urna. Il versante Nord del cimitero è risultato rialzato e livellato, con l'impostazione di muretti di sostegno, formati da blocchi tufacei lavorati, forse smontati da qualche costruzione funeraria crollata nelle vicinanze, i quali suddividevano il pendio naturale in due gradoni; ai piedi di quello più in alto correvano due ulteriori gradini. I terrazzamenti risultano essere stati innalzati in più momenti con colmature di terra, che, in un primo tempo, si appoggiava alla faccia dei muretti di contenimento e, in seguito, li ha coperti del tutto. Durante questa fase di accumulo, dapprima le strutture furono riparate, po, i terrazzamenti furono stabilizzati con blocchi di tufo e altre macerie appoggiate in superficie, fra cui sono stati rinvenuti resti di rilievi funerari in terracotta. Le sepolture riferibili a tale periodo risultano coperte da tegole a doppio spiovente oppure scavate in fossa semplice e con corredi scarsi, composti dai tipici balsamari. Sono stati rinvenuti anche alcuni neonati, deposti ad enchytrismos entro un'anfora tagliata, e poche incinerazioni dirette in nuda terra. Va inoltre rilevata la presenza di alcuni vasi, interrati esternamente alle sepolture, che racchiudono sottili lamine plumbee piegate e traforate da chiodi con scritte su tavolette, offerte dai defunti alle divinità infernali. L'innalzamento delle quote della collina dovette procedere mediante la sistemazione di strati di terra contenenti, dal basso verso l'alto, una quantità crescente di materiale ceramico frammentario e di blocchetti irregolari di tufo (presumibilmente derivati da sepolture disturbate in zone contigue), sino a raggiungere un aumento di oltre 4 m rispetto alle coperture delle tombe più antiche. L'attività cimiteriale appare essere stata abbandonata per poi essere ripresa in età romana nella parte centrale dell'area di scavo, punto di massima sopravvivenza del contesto archeologico, dove la superficie è apparsa contornata da uno strato di cinerite fine in situ, probabilmente dovuta all'eruzione vesuviana del 79 d.C. Alcune delle inumazioni hanno restituito monete utili alla loro datazione. Numerose sepolture di questa fase più recente sono coperte da tegole poste di piatto oppure a doppio spiovente; in questo secondo caso sono frequentemente rivestite da un cumulo di blocchetti di tufo, talvolta legati da malta. Si è individuata, inoltre, una struttura a cassa, sempre in tufo legato da malta. Gli inumati sono deposti anche in fosse semplici e, nel caso di infanti, in anfore segate
- OGGETTO necropoli
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CLASSIFICAZIONE
area ad uso funerario
- AMBITO CULTURALE Ambito Greco-romano
- LOCALIZZAZIONE Napoli (NA) - Campania , ITALIA
- INDIRIZZO Piazza Museo, 19/ Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Braccio Nuovo, Napoli (NA)
- TIPOLOGIA SCHEDA Complessi archeologici
- INTERPRETAZIONE Si tratta di una porzione dell'antica necropoli di Neapolis. Il primo periodo d’uso del sepolcreto si data al IV sec. a.C. e presenta tombe a cassa di tufo giallo napoletano, generalmente formate da lastre ma con qualche blocco scavato all'interno come un sarcofago. A questo stesso periodo si data anche il pilastro, posizionato davanti ad un terrazzamento naturale, con tracce di intonaco. Il rialzamento del versante Nord del cimitero e il suo livellamento è ascrivibile al III sec. a.C. In più momenti i terrazzamenti risultano essere stati innalzati con colmature di terra e, infine, stabilizzati con blocchi di tufo. Sempre al III a.C. si datano le sepolture coperte da tegole a doppio spiovente oppure scavate in fossa semplice e con corredi scarsi, composti dai tipici balsamari, nonché alcune deposizioni di neonati secondo il metodo ad enchytrismos e poche incinerazioni dirette in nuda terra. I vasi, interrati esternamente alle sepolture, che racchiudono sottili lamine plumbee piegate e traforate da chiodi, testimoniano la pratica di formule di maledizione (defixiones), scritte su tavolette, offerte dai defunti alle divinità infernali. Nel periodo tra il II sec. a.C. e il I sec. d.C. l’attività cimiteriale in questa zona sembra essere stata pressoché inesistente. Una ripresa nell'uso della necropoli è documentata in età romana nella parte centrale dell’area di scavo, punto di massima sopravvivenza del contesto archeologico, dove la superficie è apparsa contornata da uno strato di cinerite fine in situ, probabilmente dovuta all'eruzione vesuviana del 79 d.C., che fornisce un importante terminus post quem per la sua cronologia. I ritrovamento monetali permettono di datare al II-III d.C. diverse sepolture, numerose delle quali sono coperte da tegole poste di piatto oppure a doppio spiovente. Sempre ad età romana si data la struttura a cassa in tufo legato da malta e alcuni inumati deposti in fosse semplici o ancora degli infanti deposti in anfore segate
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1500584950
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei
- DATA DI COMPILAZIONE 2015
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DOCUMENTAZIONE GRAFICA
planimetria (1)
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0