San Giuliano del Sannio 01-Fontana Palomba (struttura abitativa villa)

San Giuliano del Sannio, II a.C.- VII d.C

Il sito è ubicato in agro di San Giuliano del Sannio (p.lle 16 e 103 F. 3) ed è geograficamente collocato a nord della piana della Valle del Tammaro su un piccolo pianoro costeggiato da colline che raggiungono una quota massima di 880 m s.l.m. Topograficamente il sito è ubicato nei pressi dell’antico percorso stradale oggi denominato “strada comunale Tratturo” (che costeggia la statale 17 Apulo Sannitica) e si colloca a pochi chilometri verso nord dall’antico municipio romano di Saepinum (Sepino, loc. Altilia) e dalla villa dei Nerazi in agro di San Giuliano del Sannio in località Crocella. Le indagini stratigrafiche condotte finora hanno riportato alla luce una struttura che, pur se risulta essere stata danneggiata dai continui lavori agricoli, è molto probabilmente riferibile a una villa rustica dalla lunga frequentazione: ne denotano tale destinazione i frammenti pertinenti a dolia relativi ai magazzini della villa. I muri che conservano l’alzato sono caratterizzati da grandi blocchi in calcare talora sbozzati sulla faccia vista che potrebbero essere pertinenti a strutture più antiche reimpiegate in epoca tarda. Tuttavia le strutture murarie portate alla luce si conservano per la gran parte in fondazione e si riferiscono a una stessa fase edilizia tranne che per un setto murario, orientato nord/sud, che continua oltre il limite nord occidentale del saggio e che si caratterizza per la giustapposizione di blocchetti in calcare sbozzati sulla faccia vista e legati da una malta più tenace, oltre che per il livello di fondazione più basso rispetto alle altre strutture. Gli undici ambienti individuati sembrano distribuirsi intorno all’ambiente 1 grande ca. 16 mq (quello meglio esplorato) che conserva, nella porzione centrale del vano, un piano in laterizi probabilmente interpretabile come un focolare in un ambiente semiaperto (un piccolo cortile) e riferibile all’ultima fase di frequentazione del sito. Al suo interno sono state evidenziate alcune buche di forma sub-circolare, di diverse dimensioni, ma non molto profonde, da intendersi forse come buche per la conservazione di derrate alimentari. Spicca tra le strutture una fondazione muraria larga quasi 1 m. che definisce gli ambienti 3 e 4 ma che probabilmente è in stretta relazione con l’ambiente 1; si pensa a una struttura di contenimento su cui si impostava una copertura sorretta da travi lignee relativa ad un porticato. L’indagine ha rivelato nella porzione sud-est del saggio due piccolissimi vani (amb. 09 e 11) che potrebbero essere stati funzionali a un settore produttivo/artigianale della struttura, destinato alla lavorazione del ferro, dal momento che sono state ritrovate, in quella zona, numerose scorie ferrose. La destinazione d’uso degli altri ambienti tuttavia è ancora da definire data la limitata ampiezza del saggio rispetto a quella della reale grandezza della struttura. Dai materiali ritrovati sia in superficie che nel corso delle operazioni di scavo si evince che l’area ebbe una frequentazione cronologicamente molto prolungata: si rinvengono infatti sia ceramica a vernice nera di epoca tardo-repubblicana (II sec. a.C.), rari frammenti di sigillata italica, sia frammenti di ceramica africana databili tra il II sec. d.C. e il IV-V sec. d.C. e in ultimo si segnala il ritrovamento di un frammento di ceramica “tipo Crecchio” databile dalla fine VI-prima metà VII sec. d.C. Tra i materiali più significativi è un denario di Gordiano III (225-244 d.C.), a documentazione di una fase di cesura/abbandono temporaneo prima di una risistemazione degli ambienti in epoca successiva, collegabile anche ad una riconversione delle attività agricole precedentemente praticate. I risultati dell’indagine, ancorché limitata, consentono di ricostruire una articolata sequenza stratigrafica (di seguito sintetizzata per periodi) che ha condotto all’individuazione di 11 ambienti: Periodo 1: impianto della struttura in un area apparentemente priva di altre edificazioni, si procede alla costruzione di un muro orientato N/E S/W che prosegue oltre i limiti del saggio. Del muro si conserva il primo filare e risulta essere costituito da blocchetti irregolari ma sbozzati sulla faccia vista. In assenza di materiali ceramici datanti dalle fosse di fondazione o da altri contesti correlabili alle attività di costruzione, un’indicazione cronologica post quem è offerta dal dalla sistemazione di seconda fase quando il livello di calpestio degli ambienti che vengono innalzati e il muro viene tagliato per la giustapposizione del cavo di fondazione dell’USM 22. Il tratto di muro costruito in prima fase, e reimpiegato come limite orientale dell’amb. 08, potrebbe essere correlata, in base ai materiali più antichi recuperati all’interno dell’Humus, alla tarda fase repubblicana e il periodo imperiale. Periodo 2: ristrutturazione e modifiche profonde alla struttura. L’impianto viene profondamente ristrutturato (modificandone la planimetria?) e riorganizzando la distribuzione funzionale degli spazi. L’area scavata ha riportato alla luce una serie di ambienti (tutti molto piccoli, 2, 3 e 6 mq) che circoscrivono l’ambiente semiaperto (amb,01) di 16 mq al cui interno è collocato un piano di laterizi che costituisce il focolare. Si procede alla realizzazione e ristrutturazione degli ambienti, 1, 2, 3, 4, 5, 6,7, 7, 9, 9, 10 e 11 con l’innalzamento del piano di calpestio. I muri conservano ancora l’alzato caratterizzato da grandi blocchi reimpiegati e costituiscono il limite sud ovest dell’amb. 01 e dell’amb. 07, mentre il resto delle strutture si conservano soltanto in fondazione e sono costituiti da ciottoli in calcare e selce e talore spezzoni di tegole e laterizi reimpiegati.. Contemporaneamente vengono realizzate una serie di buche di palo di cui una zeppata e localizzata nel vano tre (lungo e stretto corridoio di passaggio); tali buche probabilmente fungevano da buche di palo per l’alloggiamento delle travi lignee che sorreggevano la copertura). Il periodo 2 si potrebbe collocarsi cronologicamente data la presenza di materiale ceramico diagnostico tra il III e la fine del VI secolo d.C. (inizi VII??? Per via della ceramica “tipo Crecchio”). I livelli di frequentazione, non rimossi in questa campagna di scavo, hanno confermato tale dato (per esempio il rinvenimento di un denario di Gordiano III e di alcuni frammenti di sigillata africana V e VI secolo d.C. Periodo 3: espoliazione e abbandono. A giudicare dai materiali ceramici rinvenuti nella campagna di scavo la struttura sembrerebbe essere stata abbandonata nel corso VI secolo inizi VII. Periodo 4: attività agricola moderna (metà XX secolo) testimoniata dai solchi delle arature con messo meccanico. Il terreno al momento dello scavo presentava una coltura di tipo seminativo

  • OGGETTO struttura abitativa villa
  • MISURE Lunghezza: 15 m
    Larghezza: 20 m
  • AMBITO CULTURALE Ambito Romano Repubblicano
  • LOCALIZZAZIONE San Giuliano del Sannio (CB) - Molise , ITALIA
  • INDIRIZZO Fontana Palomba, San Giuliano del Sannio (CB)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Siti archeologici
  • INTERPRETAZIONE Le indagini archeologiche non hanno permesso di intercettarne parte di una villa a continuità di vita di proporzioni ben più ampie rispetto a quella indagata
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1400108091
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia del Molise
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia del Molise
  • DATA DI COMPILAZIONE 2017
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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