statua
Due statue di coccodrillo mettono in evidenza per le loro caratteristiche iconografiche una probabile matrice comune. Il coccodrillo è acquattato, di struttura più massiccia dell’altro esemplare a sinistra, come si nota dalle tre rughe che interessano il collo nella parte inferiore. Il coccodrillo sta probabilmente controllando la sua preda e per questo ha il corpo appiattito sul basamento di cui viene sottolineato attraverso gruppi di incisioni parallele, l’aspetto di terreno paludoso. Le zampe, tozze e muscolose, piegate ad angolo terminano con quattro dita palmate. La bocca chiusa lascia comunque intravvedere i denti acuminati. Presenta grandi occhi sporgenti delineati da un listello rettangolare e muso liscio. La pelle della corazza è lavorata a piccoli quadrati profilati da una sottile incisione, completamente piatti lungo il corpo ma di spessore crescente nella zona superiore fino a giungere alla cresta dorsale con le estremità stondate per via dell’esposizione all’esterno. Anche nella zona sottostante del corpo il coccodrillo mostra altre squame che si compenetrano facilmente nel terreno acquitrinoso. La coda è perfettamente allineata con il corpo
- OGGETTO statua
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MATERIA E TECNICA
PEPERINO
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MISURE
Lunghezza: 120 cm
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Villa Sordi
- INDIRIZZO Via Druso, 45, Roma (RM)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Le raffigurazioni di coccodrilli in età romana si concentrano a partire dalla seconda metà del I secolo a.C., dovute ai contatti con l’Egitto e alla penetrazione dei culti egiziani in un’area circoscritta tra Roma e la Campania. I coccodrilli ebbero particolare successo nell’arte decorativa romana dove furono piuttosto diffusi sia nei mosaici che nella pittura in relazione ai numerosi esempi di paesaggi nilotici. Nella scultura questi animali furono impiegati sia nei luoghi di culto di divinità egizie, soprattutto in relazione alla diffusione del culto di Iside (L. Sist, L’immagine del coccodrillo a Roma, in l’Egitto e l’Italia, Roma 1998, p. 506) sia come decorazione di ville di alto prestigio o imperiali. Si possono citare il coccodrillo in nero antico rinvenuto nella villa di Cassio a Tivoli e i due, uno in marmo pario, l’altro in cipollino con funzione di fontana da Villa Adriana: cfr. B. Abembri, in i Marmi colorati della Roma imperiale, Catalogo della Mostra (a cura di M De Nuccio e L. Ungaro), Roma 2002, p. 361, n. 64 – esemplare in cipollino; Suggestioni egizie a Villa Adriana, (a cura di B. Adembri), Roma 2006, p. 17). In tali casi l’uso è da ricondurre a quel gusto dell’esotico, che diffuso già in età repubblicana, si consolidò nel periodo imperiale come dimostrano i rinvenimenti nelle ville tiburtine. A Roma sono documentati presso i templi delle divinità egizie e conseguentemente il loro ritrovamento appare concentrato nell’area del Quirinale e del Campo Marzio. Dalla prima area da cui si può citare il ritrovamento di una statua in granito rosso di Assuan della collezione Colonna (cfr. E. Fileri in Palazzo Colonna. Appartamenti. Sculture antiche e dall’antico: statua di coccodrillo, Roma 2010, pp. 108-110)da connettere alla presenza del Serapeo in quella zona (L. Sist, L’immagine del coccodrillo a Roma, in l’Egitto e l’Italia, Roma 1998, p. 509). Dalla seconda, in relazione all’Iseo Campense, si segnala il coccodrillo di ben m 1,53 nei Musei Capitolini sempre in granito rosso (cfr. S. Ensoli Vittozzi, Musei Capitolini. La Collezione Egizia, Cinisello Balsamo 1990, pp. 42-45, n. 8, figg. 25-26 e L. Sist, p. 510; N. Agnoli, in Musei Capitolini: le sculture del Palazzo Nuovo, I, Roma 2010, Sala Egizia pp. 80-81) entrambi della prima età imperiale con riferimenti diretti a modelli di età tolemaica. Ancora tra l’età antonina e gli inizi del III secolo d.C. i coccodrilli esercitarono una grande forza d’attrazione soprattutto per il loro potere simbolico e perciò posti a protezione dei luoghi cultuali destinati alle divinità egizie. Per quanto riguarda l’area del cosiddetto Monte d’Oro in cui ricade la Collezione Sordi, un’interessante statua di fanciullo con coccodrillo fu scoperta tra le sculture venute alla luce nel 1937 nella vicina Villa Grandi , ubicata sulle antiche rovine della Domus degli Aradii che conservava al suo interno un sacello domestico dedicato ad Iside la cui decorazione scultorea e pittorica può essere inserita tra la fine dell’età antoniniana e il III secolo d.C.. La statua del fanciullo, datata nella prima metà del III secolo d.C., riproposto nello schema di Ercole trionfante, è stata interpretata come una celebrazione post mortem collegata al culto di Iside attraverso la presenza del coccodrillo (cfr. D. Candilio, L’arredo scultoreo della Domus degli Aradii, 2005, pp. 14-15, tav.XXIX, a). Un inquadramento cronologico per le due statue di coccodrillo non è facile. Innanzitutto per il tipo di materiale, il peperino al contrario del granito, nero antico, basalto, cipollino, marmo pario, degli altri esemplari conosciuti. Il tipo di lavorazione si discosta da quello osservato nei coccodrilli in granito, ma si potrebbe considerare che la durezza della pietra ha condizionato non poco la possibilità di scolpire agevolmente le figure. Sicuramente confronti per il tipo di atteggiamento e per la resa della corazza si trovano più facilmente con due sculture di Villa Adriana, quella in marmo pario dei Musei Vaticani e il coccodrillo-fontana in cipollino che si avvicina molto per l’atteggiamento all’esemplare di sinistra e in una incisione di rame di Pietro Paolo Montagnani datata al 1820 (Mirabili, Il Museo Capitolino, Tav. CXX) che non sembra riferirsi all’esemplare capitolino per le fauci ben aperte. Pensando che non siano opere di età romana perché confronti convincenti al momento non sono stati rintracciati, potrebbe trattarsi di opere realizzate in epoca moderna ed in tal caso sarebbe interessante cercare di capire chi abbia portato i due esemplari in esame nel giardino. Si può accennare inoltre che nella smembrata Collezione Cesi, in particolare nel giardino, furono notati dall’Aldroandi “un Idolo negro in forma d’una Scimia e più sotto due crocodili del medesimo marmo” (C. Hulsen, Romische Antikegarten des XVI Jaharhunderts, Heidelberg 1917, p. 39)
- TIPOLOGIA SCHEDA Reperti archeologici
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1201363964
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Roma
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Roma
- DATA DI COMPILAZIONE 2022
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0