statua/ puntello

Eracle, Roma, SECOLI/ II

Sul frammento, di forma tondeggiante, sono raffigurati i nodi ad occhio, tipici di un tronco di un albero. La particolare forma rotonda allargata verso il basso, potrebbe far ipotizzare però, piuttosto che ad un puntello di statua, ad una clava, attributo che accompagna le rappresentazioni di Ercole. La clava come elemento a tutto tondo, pur non potendo verificare il retro del frammento né la sommità, è un elemento caratterizzante le numerose statue di Ercole. In una statua di Ercole seduto della Collezione Altemps conservata in una delle sedi del Museo Nazionale Romano, la clava è posta sulla pelle leonina ed è sorretta dal braccio sinistro portato verso l’alto (cfr. De Angelis 2011, pp. 60-61). Lo schema della figura richiama modelli lisippei ripresi dall l’Ermes seduto e dall’Ercole Epitrapezios (cfr. Lisippo 1995, p. 130 ss. e p. 140 ss.) una cui replica, ritenuta la più aderente al modello lisippeo, è stata rinvenuta sulla via Tiburtina ed attribuita per confronti al II secolo d.C. (cfr. Filippini 2006, p. 264, II, 337). La clava appoggiata sul basamento e puntata sotto il cavo ascellare, caratterizza le molteplici redazioni dell’Ercole in riposo con il braccio destro portato dietro la schiena (cfr. Ensoli, Lisippo, parte II a cura di S. Ensoli, pp. 299 ss. e pp. 352-355) come ad esempio nel tipo Farnese-Pitti. Può essere interessante ricordare che nell’area del II portico accanto alla piscina di Villa Sordi, si conserva un avambraccio destro di Eracle che stringe i pomi delle Esperidi. Un’ altra ipotesi possibile per il nostro esemplare è che possa trattarsi di un supporto di tavolo a forma di clava di Ercole, tipo piuttosto raro e sicuramente attribuibili a forme di arredo di lusso, di cui si conoscono manufatti unicamente in marmo, documentati a Roma, in area laziale e in Campania e ad Aquileia. Di derivazione tardo-ellenistica, le funzioni di questo arredo erano prevalentemente decorative, come si ricava dagli esempi provenienti da complessi residenziali rinvenuti negli ambienti di rappresentanza (cfr. Slavazzi 2012, pp. 265-267 e Appendice a p. 270). Per quanto riguarda l’inquadramento cronologico è possibile pensare al II secolo d.C. per il caratteristico occhio presente sulla clava

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