Una sola larga foglia d’acanto si dispone su ciascun lato del kalathos; essa giunge quasi fino alla sommità del capitello dove si trova una breve zona libera da decorazioni segnata soltanto da due incisioni parallele. Le foglie sono molto aderenti alla superficie, presentano un acanto con fogliette allungate dalla larga nervatura centrale; tra le fogliette le zone d’ombra sono strette e oblique. Gli spigoli del capitello sono occupati da una sinuosa foglia accartocciata che forma una sorta di S nascente da uno stelo lago e piatto che prende vita dal lobo esterno della foglia centrale. Al di sopra due piatte superfici sorreggono l’alto abaco modanato. Il fiore d’abaco è ridotto ad un tassello rettangolare privo di decorazione. Il capitello presenta caratteristiche che lo rendono attribuibile ad una serie di produzione bizantina sia nel trattamento delle foglie che nelle zone d’ombra strette e oblique. Questo tipo di produzione molto ben rappresentato dai capitelli di S. Maria in Domnica del IV e V secolo d.C. (cfr. Pensabene 2003, pp. 173-179, figg. 12-15), viene anche identificata proprio in relazione alla tipologia dell’acanto sia a Porto che a Marmorata, dove furono depositati questo tipo di manufatti sia semilavorati o semirifiniti, alcuni dei quali poi ripresi in età altomedievale. Tuttavia, per il tipo di foglia accartocciata, in sostituzione delle volute, del tutto peculiare, il capitello potrebbe essere attribuito ad una produzione altomedievale in cui lo schema bizantino nell’articolazione delle foglie viene accostato ad una reinterpretazione della tradizione classica riprodotta in modo schematico e stilizzato come si può verificare per un capitello del monastero di San Vincenzo al Volturno databile nel IX secolo d.C. (cfr. Sogliani, 2003, pp. 1000-1006, fig. 3)