statua/ busto, torso

Servente orientale, Roma, SECOLI/ II seconda metà

Il frammento mostra tracce di un panneggio costituito da pieghe parallele ad andamento triangolare che si vanno a raggruppare verso destra dove si trova una lunga piega verticale. Il panneggio deve probabilmente riferirsi ad una tunica che copriva la figura almeno fino sopra al ginocchio. Al di sotto del panneggio il frammento conserva un andamento tondeggiante che potrebbe essere identificato con una gamba, o comunque con un arto inferiore. Considerando l’uso della breccia corallina, con cui fu realizzata la scultura, si potrebbe ipotizzare di essere in presenza di una statua di servente orientale (per un esemplare simile cfr. n. 1363883 nella stessa villa). La breccia corallina giallastra (cfr. Sironi 1989, p. 168, s.v.), fa parte di una serie di brecce gialle provenienti dall’Asia Minore, Bithynia (cfr. Lazzarini 2009, p. 472, Fig. 12) che furono usate spesso in età tarda, in sostituzione del più costoso giallo antico di Numidia (Semtu, Tunisia), destinato principalmente alla casa imperiale e ai grandi edifici pubblici. Tuttavia l’uso iniziale della breccia a Roma può essere retrodatato in epoca ben più antica per il ritrovamento di mattonelle pavimentali e di crustae parietali a Pompei ed Ercolano (cfr. Lazzarini 2002, pp. 251) ed anche per colonne e piccoli bacini. L’introduzione dei serventi orientali inginocchiati o in piedi è stata datata in età augustea; questo tipo iconografico costituisce una nuova forma di rappresentazione di una categoria umana, quella dell’orientale concepito però come servitore esotico ed in questo caso diviene determinante l’uso di un marmo colorato per accentuarne l’aspetto affascinante e misterioso (per un’ampia discussione con bibliografia cfr.: Schneider 2002, pp. 83-105). Il frammento in considerazione del tipo di marmo e della lavorazione delle pieghe, ampie ma trattate rigidamente, si può inquadrare come l’altro esemplare, nel II secolo d.C

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