sarcofago/ coperchio (alzata)

Roma, SECOLI/ III seconda metà

Sulla lastra, profilata da un listello liscio su tre lati, si conserva la scena comprendente un erote alato che cavalca, abbracciandoli, due delfini guizzanti procedenti verso destra. Immediatamente al di sotto dei delfini si notano le onde del mare, rese con incisioni profonde più ad imitare le acque agitate. Le figure sono rese ancora con un rilievo abbastanza alto, la figura dell’erote mostra una capigliatura aderente al capo con ciocche più voluminose che si dividono a virgola sulle tempie e sul collo formano un ricciolo. Lo sguardo è attento a fissare ciò che avviene avanti a lui, le guance paffute, la bocca piccola è dischiusa. Le ali sono ben rese con leggere incisioni che indicano le piume. I due delfini hanno musi divergenti, l’occhio appena accennato, quello meglio conservato ha la bocca forata dal trapano. Anche le code si biforcano per poter occupare tutto lo spazio in altezza, lasciando al centro la gamba del paffuto puttino sollevata verso l’alto. La tematica rientra tra i motivi più diffusi a partire dalla seconda età imperiale per la decorazione dei sarcofagi dove viene ampiamente sfruttato sia per le rappresentazioni delle casse che dei più limitati coperchi (cfr. Koch-Sichtermann 1982, p. 195 ss; Rumpf, 1969, passim p. 79 2015 ). Il delfino, animale amico per eccellenza dei navigatori, spesso riferimento e guida dei marinai cui avrebbe offerto possibilità di salvezza nei naufragi, raffigurato di profilo o frontalmente, con il muso verso il basso, simboleggia il viaggio felice compiuto verso l’isola dei beati, allegorica anche la connessione all’acqua, simbolo di Afrodite di cui i putti alati rappresentano l’allegro corteo. Lo scopo decorativo associato al significato simbolico fa si che il tema dell'erote a cavallo dell'animale marino sia ampiamente sfruttato nella decorazione dei sarcofagi. in particolare, il tema del thiasos marino, secondo alcune ipotesi, verrebbe maggiormente impiegato sui sarcofagi destinati alla sepoltura di giovani donne, secondo un’ipotetica unione mistica che trasformerebbe il sarcofago in un luogo «dove viene a compiersi una hierogamia, talamo nuziale e mortale, tempiosacro» (cfr. A. Dell’Acqua, 2015, p. 79). 1988, pp. 46-47, n. 51). Per quanto riguarda la datazione, le forme ancora paffute dell’erote , il modo di rendere la capigliatura, nonché i particolari del volto con la pupilla incisa e la bocca semiaperta ed il piumaggio accurato, richiamano strettamente i putti alati di un frammento con thiasos di eroti del Museo Nazionale Romano datato tra il III e il quarto venticinquennio del III secolo d.C. (cfr. L. Musso 1988, pp. 46-47, n. 51)

  • OGGETTO sarcofago/ coperchio alzata
  • MATERIA E TECNICA MARMO BIANCO
  • MISURE Altezza: 19 cm
    Lunghezza: 39 cm
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Villa Sordi
  • INDIRIZZO Via Druso, 45, Roma (RM)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Scene con due delfini cavalcati da eroti semisdraiati su di loro costituiscono anche un motivo altamente decorativo per la loro valenza simbolica, immagine di equilibrio tra anima e natura e così vengono utilizzati a titolo di esempio anche nel Teatro Marittimo di Villa Adriana (Mari 2009, p. 56, n. 11). Ma gli usi del thiasos marino conoscono un notevole successo anche nell’ambito della decorazione musiva, sia di abitazioni private, sia di ambienti pubblici – terme in particolare - secondo versioni iconografiche che tendono tutte ad una certa standardizzazione dei modelli, in relazione ad una concezione delle iconografie marine che le vedeva portatrici di felicità e piacere
  • TIPOLOGIA SCHEDA Reperti archeologici
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1201363823
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Roma
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Roma
  • DATA DI COMPILAZIONE 2022
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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