Busto di statua egizia (statua/ busto)

Busto di Amenemhat III, Roma, MILLENNI/ II millennio a.C inizio

Busto di statua egizia in granito, rappresentante un personaggio maschile con acconciatura tripartita complessa. Essa cade sui lati in due bande di tre boccoli ognuna e sul retro presenta due parti di quattro boccoli ognuna, separate da un elemento centrale rigonfio in alto. Striature ed avvolgimenti caratterizzano la parrucca, che cade a calotta sulla fronte e sembra presentare un'appendice centrale sulla fronte: ureo o altro elemento (si veda per es. l'elemento presente sulla fronte della statua disegnata da Pirro Ligorio (A. ROULLET, The Eqyptian and Egyptianing Monuments of Imperial Rome, Leiden 1972 fig. 180 tav. CXXVII). Il personaggio ha una barba a profilo concavo e convesso alle estremità, con sviluppi ad onde nel senso orizzontale e con incisioni ondulate nel senso verticale. Il busto presenta notevoli caratteristiche che lo distinguono dalle tipologie dell'arte egiziana classica e lo collegano ad un gruppo, anch'esso presentante gli stessi elementi, variamente collocato cronologicamente e culturalmente nell'ambito della storia dell'arte egiziana. Si allude al gruppo di Tanis che rappresenta il faraone sotto le sembianze di due Nili che fanno offerta. Lo stesso Roullet, nel suo recentissimo studio sul materiale egizio ed egittizzante esistente in Roma, si ricollega a questo gruppo, andando ancora più avanti, ricollegando tale busto alla statua di un offerente collocata nel Pantheon nel XVI sec. e vista e disegnata da Pirro Ligorio (ROULLET, op. cit., pp. 102-103 n. 154 b figg. 179–180). L'impostazione del volto e dell'acconciatura trova, inoltre, cfr. nel modo plastico di costruire la figura presente nella sfinge di Tanis (G. FARINA, "Monumenti egizi in Italia", in Ausonia 9 (1919), n. e fig. 3 p. 3). Questo e gli altri elementi a cui precedentemente si è accennato permettono di collocare l'opera al periodo Hyksos o all'inizio del Nuovo Regno, comunque in una fase, quella del II Periodo Intermedio, che ha presentato molti fatti nuovi alla coscienza egiziana ed ha prodotto molti elementi nuovi come fatti culturali (E. DRIOTON-J. VANDIER, L'Egypte, Paris 1962 pp. 282-333)

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