torso (statua clamidata)

Odisseo - dal gruppo del ratto del Palladio di Sperlonga (copia), Roma, SECOLI/ I

I molti restauri, soprattutto nella disposizione delle gambe, falsano completamente la disposizione del torso antico; il rialzo sotto il piede sinistro può considerarsi arbitrario. La posizione delle gambe fa supporre la rappresentazione di un soggetto che compie un profondo passo in avanti con la gamba sinistra; incerta è la posizione delle braccia. Tracce di un puntello, abraso nel restauro, possono osservarsi sul pettorale destro: la posizione del braccio destro doveva pertanto risultare diversa da quella che vediamo nel restauro. Il braccio sinistro poteva avere, invece, una posizione simile a quella che si vede nel restauro. Il torso reca una pesante clamide, fissata alla spalla destra da una fibula a disco, che scende trasversale sul dorso e sul torace, mentre un lembo forma una massa di pieghe sulla spalla sinistra; dal convergere delle pieghe verso un punto all’altezza del fianco sinistro, si può supporre che le estremità della clamide fossero avvolte attorno al braccio sinistro. La testa moderna della scultura presenta caratteri giovanili, ispirati nell’acconciatura alla ritrattistica giulio-claudia. Gli arti, il plinto e la base, realizzati probabilmente tra il 1583 e il 1592, non sembrano opera dello stesso restauro della testa, che infatti si distacca nell’esecuzione dagli altri restauri dei torsi già sul Palatino e si ritiene pertanto realizzata in un secondo momento, forse in sostituzione di un’altra testa moderna. Un inventario redatto per volontà di Paolo Mattei, in data 17 aprile 1592, documenta nella Vigna della famiglia Mattei sul Palatino, nel “Giardino piccolo de Melangoli”, l’esistenza di un gruppo di sculture. Tra le altre è elencata nell’inventario una statua detta di Ottaviano, probabilmente identificabile con questa, definita però di “Tiberius Claudius” nei Monumentha Mattheiana

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