Castello della Brina (insediamento castello)
Il sito del castello della Brina, posto sul colle Nuda o Torraccio (208.4 m s.l.m.), tra i comuni di Sarzana e S. Stefano Magra, è stato indagato archeologicamente, attraverso ricognizioni di superficie e ripetute campagne di scavo, tra il 2001 e il 2013. Gli esiti delle ricerche hanno permesso di ricostruire le fasi di occupazione del sito, rivelando una sequenza di eventi e di trasformazioni assai più articolata rispetto a quanto suggerito dalle sole fonti documentarie. Nel complesso, le fasi di vita documentate sono comprese tra il IX-X e il tardo XVII secolo, con la presenza pregressa di un insediamento ligure inquadrabile tra V e IV secolo a.C., rivelata dalle tracce di una capanna con zoccolatura in pietra e da materiali diagnostici, quali ceramica a vernice nera e una fibula tipo Certosa. Nel corso del IX secolo l’area risulta già sede di un villaggio di capanne protetto da una palizzata lignea, segnalato da un’articolata serie di buche per palo praticate sul substrato roccioso. Tra la fine dello stesso secolo e la metà di quello successivo alcune evidenze sembrano indicare la presenza di una società stratificata, suggerendo anche una certa consistenza demografica: le capanne presenti sul micro-rilievo più elevato si differenziarono per forma, tecnica costruttiva e probabilmente anche funzione (alcune rimasero a pianta ovale e realizzate in materiali deperibili, altre ebbero pianta rettangolare con una zoccolatura in elementi litici tenuti insieme da legante terroso), e furono protette da una seconda palizzata, che le separava e le differenziava dal resto dello spazio abitato. La superficie occupata in questa fase di vita dell’insediamento raggiunse infatti già l’estensione di circa 2.900 mq, corrispondenti in seguito all’area occupata dalla più ampia cinta del castello signorile. I mutamenti di maggior rilievo si attuarono tuttavia tra la fine del X e l’XI secolo, quando l’insediamento verificò un processo di “pietrificazione”, ovvero di trasformazione delle diverse strutture abitative e difensive dal punto di vista dei materiali e delle tecniche costruttive impiegate, quale segno di ben precisi indirizzi socio-economici e politici. Alla prima delle nuove fasi edificatorie risale l’elevazione di una torre a sezione circolare, accompagnata da alcuni grandi edifici a pianta presumibilmente rettangolare, disposti in prevalenza sul versante sud-occidentale, mentre nella parte rimanente del crinale sussistevano capanne con zoccolo in muratura ed altre strutture semipermanenti in legno. Le evidenze riferibili al piano di cantiere sono state documentate nel settore settentrionale del sito, dove sono emersi i resti di un miscelatore di malta ripetutamente utilizzato. In un primo momento è probabile che lo spazio insediato sia stato ancora protetto dalle precedenti palizzate, rimpiazzate da una cinta in muratura nel corso dell’XI secolo. A questo momento possono essere ricondotti infatti l’innalzamento di una grande muraglia di recinzione e di un possente edificio alle spalle della torre, oltre ad alcuni interventi sui corpi di fabbrica in muratura di poco precedenti. Questa cinta sembra corrispondere al murus del castello de Labrina, attestato come già esistente dalle fonti documentarie nel 1078. Nella stessa fase si struttura anche un’ampia area per lo stoccaggio dei cereali non molto lontano dall’accesso meridionale alla fortificazione, completata da una zona deputata alla loro tostatura in un cortile posto immediatamente a ovest delle residenze signorili. Nei secoli seguenti la parte più elevata del castello fu interessata da almeno due consistenti “riletture” architettoniche, che mutarono gradualmente la configurazione e la struttura materiale dell’area signorile. Alla prima, condotta verosimilmente nel XII secolo, corrispondono interventi che imposero un diverso andamento al muro di recinzione posto sulla sommità del rilievo e condussero alla demolizione della torre circolare di X secolo. La seconda fase di attività edilizie, riferibile al Duecento, conferisce una nuova organizzazione al cassero, strutturato in un palatium a pianta rettangolare, accostato da una nuova torre cilindrica e protetto da una recinzione in buona parte ricostruita rispetto alla precedente. In questo periodo, e fino alla metà circa del XIV secolo, l’area intorno al cassero rimase libera da strutture, ad eccezione di una sorta di tettoia in legno con antistante spiazzo coperto da un battuto di argilla. Gli altri edifici sono piuttosto addossati alla seconda cinta muraria, attestata fin dal periodo precedente laddove si verificava il primo salto di quota rispetto alle pendici collinari. Allo stesso periodo sono preliminarmente attribuibili anche alcuni edifici individuati con ricerche di superficie sul versante meridionale del colle, nell’area esterna alla cinta muraria, in accordo con le fonti documentarie che attestano l’esistenza di un borgo associato al castello della Brina nella seconda metà del XIII secolo. La versione duecentesca del cassero signorile rimase in uso per un breve periodo: le evidenze stratigrafiche collocano infatti l’abbandono della zona sommitale della fortificazione entro il primo quarto del Trecento, in conseguenza di demolizioni militari programmate da porre verosimilmente in relazione alle discordie intercorse tra i Malaspina e il vescovo di Luni che qualche anno prima avevano condotto alla pace di Castelnuovo. Nelle aree situate in prossimità della porta a sud-ovest sono stati invece portati alla luce resti di strutture murarie databili al tardo Trecento, ovvero successive alla demolizione ed abbandono del cassero. La presenza di uno o forse due edifici di grandi dimensioni, situati strategicamente in adiacenza ad una delle porte e presso l’estremità meridionale del pianoro di sommità, dal quale si ha una perfetta visuale delle valli sottostanti, e ascrivibili all’arco cronologico sopra indicato (monete pisane e genovesi), porterebbe ad ipotizzare che questi facessero parte delle fortificazioni del podium malaspiniano citato nella documentazione del 1386-1389, poi impiegato come stazione di controllo doganale del territorio sarzanese nel XV secolo. Le ultime tracce rinvenute archeologicamente prima dell’Età Contemporanea si riferiscono ad una risistemazione di tutta la sommità in epoca moderna, per attività di tipo pastorale ed per altre funzioni al momento non chiaramente identificabili
- OGGETTO insediamento castello
- LOCALIZZAZIONE Sarzana (SP) - Liguria , ITALIA
- TIPOLOGIA SCHEDA Siti archeologici
- INTERPRETAZIONE castello
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CONDIZIONE GIURIDICA
dato non disponibile
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0700373768
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Genova e la provincia di La Spezia
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Genova e la provincia di La Spezia
- DATA DI COMPILAZIONE 2020
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DOCUMENTAZIONE GRAFICA
cartografia con delimitazione dell’area (1)
cartografia con delimitazione dell’area (2)
cartografia con delimitazione dell’area (3)
cartografia con delimitazione dell’area (4)
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0