A seguito della raccolta di diverse scorie metalliche di un’insolita forma piatta in un’area boschiva situata alla confluenza del torrente Campotorondo nel Mis, in Località Le Loppe (comune di Gosaldo, BL) quattro successive campagne di indagine sono state condotte dalla Soprintendenza in collaborazione con il Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova e col Gruppo Archeologico Agordino ARCA dal 2011 al 2014. L’area è nota per essere stata interessata da attività estrattive e minerarie fino ad anni relativamente recenti, con una miniera di mercurio nelle vicinanze del settore indagato attiva fino al 1963. Le scorie metalliche individuate sono invece scarti della lavorazione del rame, lavorazione suggerita anche da successive indagini d’archivio. Una campagna di prospezioni geofisiche individuò nel 2011 le due aree a maggior potenziale informativo che vennero poi indagate nelle tre successive campagne: situate entrambe sulla sponda del Campotorondo sono state denominate Roggia Est (nord-est) e Costa Fusina (sud-ovest). Le indagini svolte nel settore Roggia Est hanno portato al riconoscimento di una sequenza in situ di almeno tre installazioni pirotecnologiche per l’arrostimento del minerale databili in base ad analisi C14 tra la seconda metà del XV e la prima metà del XVII sec. d.C. Nella seconda area (Costa Fusina) è invece stato portato alla luce un edificio rettangolare con murature in blocchi litici legati con malta sabbiosa e un piano pavimentale in terra battuta con al suo interno frammenti di ceramica monocroma invetriata. L’edificio presentava un piccolo vano rettangolare con una cavità interna a sua volta rettangolare che è stata ipoteticamente interpretata come l’alloggiamento per una ruota idraulica verticale con acqua canalizzata dall’alto, verosimilmente utilizzata per le attività connesse alla lavorazione dei metalli. L’edificio sarebbe quindi una struttura produttiva di XVI sec. d.C. sulle sponde del torrente Campotorondo. Di poco esterna alla struttura è stata poi scavata una calcara, costruita con blocchi sbozzati disposti a secco per un diametro di 2,9 m. Le indagini stratigrafiche e dei rapporti murari (indagati soprattutto nella campagna 2015) fanno riferire la calcara ad una fase successiva rispetto alle altre strutture indagate